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Alessandro Corina su Best Italian Interior Design Selection

Alessandro Corina è stato studente alla LABA di Firenze ed è una grande soddisfazione vederlo crescere professionalmente. Qui in una doppia intervista con il prof. Angelo Minisci (professore di Design alla LABA di Firenze) racconta del suo presente e del suo futuro.

Il lavoro del Designer prevede spesso dei binari di comunicazione paralleli ma ugualmente importanti. Saper parlare agli altri professionisti del settore e al contempo al cliente prevede lo sviluppo di una sensibilità straordinanaria. È una dote innata o si può allenare?

A. CORINA La sensibilità, una dote innata e fondamentale per il designer d’interni, è il motore di ogni progetto. Ogni lavoro ha le sue caratteristiche e peculiarità, il designer deve avere la capacità prima di tutto di ascoltare i bisogni e i desideri dei suoi clienti e poi di saper coinvolgere il team di professionisti più adatti per la realizzazione del progetto. Come un regista dovrà coordinare e indirizzare tutti gli attori coinvolti verso un obiettivo comune, ovvero quello di emozionare le persone tramite gli spazi che crea. Questa è la magia di questo lavoro, che ogni volta mi sorprende.

ANGELO MINISCI  (Prof. di Design alla LABA di Firenze) Nell’evoluzione della disciplina l’accelerazione e la facilità di scambio di conoscenze e pratiche, hanno causato una progressiva omologazione dei linguaggi in tutti gli ambiti della cultura progettuale e un livellamento degli stessi a standard estetici condivisi. Prevalentemente tutto questo tendono ad una semplificazione che mal si adatta molte volte alle specifiche dell’utente. Nella scissione tra progetto e realizzazione che accompagna l’evoluzione dei progetti, concordo con Alessandro che afferma che il designer deve avere la capacità di ascolto. Siamo chiamati ad essere facilitatori verso il nostro cliente e il suo desiderio di progetto. Oggi mi sembra che questo molte volte fa fatica ad esserci e ci rifugiamo un esercizio di stile nel cercare una forma finale soddisfacente.

Uno dei seminari della LABA di quest’anno verteva sul tema del cambiamento. Spesso è importante per un designer riuscire ad avere una visione ampia sul futuro. Reinventarsi professionalmente sembra essere il trend anche nella professione del Design degli Interni. È così?

ALESSANDRO CORINA – Un bravo designer anticipa i bisogni delle persone. La bellezza e la potenza di progettare sta proprio nel cambiamento che genera. Dopo ogni lavoro io sono diverso, i miei clienti sono cambiati e la loro vita nel nuovo spazio innescherà altri processi di cambiamento. È molto simile a un’epifania che porta le persone a una profonda riconsiderazione di sé e della propria vita. Una realizzazione improvvisa, tanto intima quanto sconvolgente.

Essendo un lavoro creativo, più che reinventarsi il designer non deve mai smettere di essere curioso, non deve mai smettere di osservare e reinterpretare a proprio modo la società in cui vive.

ANGELO MINISCI (Prof. di Design alla LABA di Firenze) – Il seminario svolto quest’anno aveva l’intento di raccontare storie professionale vissute in prima persona da professionisti in ambiti diversi. La definizione dei differenti ambiti applicativi e delle diverse metodologie progettuali è stato uno dei temi di indagine nell’attività seminariale e più in generale nella didattica universitaria. La necessità di una maggior chiarezza sugli sviluppi professionali  e sul differente contributo che la formazione  possa apportare alla sua formazione rappresentava un obiettivo importante degli interventi svolti. Il mercato del lavoro è sempre più incerto, volatile e complesso. Questo rende difficile prevedere quali saranno gli sviluppi futuri. Tutto cambia e cambia sempre più in fretta. L’unico modo per evolversi e inventarsi un lavoro che duri nel tempo è focalizzarsi sulla soluzione che si propone, non sullo strumento che si produce. Serve tantissima autocritica. Oggi ripensare criticamente la professione dell’interior design sia soprattutto legato alla globalizzazione dei linguaggi e nuove visioni degli spazi sempre in trasformazione. Pensare lo spazio, progettare relazioni.

Lo studio di Design è spesso associato ad un luogo che deve essere capace di far sognare il cliente. Quanto è importante stimolarne la fantasia per acquisire la sua fiducia e conseguentemente l’incarico?

ALESSANDRO CORINA – La fantasia d’immaginare è la salvezza per ognuno di noi. Ci vuole fantasia d’immaginare per non essere presi dal terrore del nulla di fronte al vuoto. Il vuoto è la forma che assume lo spazio sotto la spinta dell’assenza. La fantasia d’immaginare è vitalità, riempie il vuoto con nuove storie, con nuovi sorrisi e nuovi sguardi. Il mio studio parla di me e le persone che entrano lo avvertono e possono iniziare a sognare qualcosa di nuovo

Vuoi scriverci del tuo metodo di lavoro? Cosa significa per te personalizzare un progetto di spazio d’interni?

ALESSANDRO CORINA – Ogni progetto inizia appena entro in contatto con le persone che si rivolgono al mio studio. Parto quasi sempre da qualcosa che attira la mia attenzione, un dettaglio, una parola, una forma e così spesso mi ritrovo a progettare ciò che mi incuriosisce. Piccole intuizioni che si trasformano poi in un’idea creativa. Successivamente lo studio degli spazi diventa fondamentale. Una volta definita la soluzione adatta, realizzo il mood-board per ogni ambiente dell’abitazione, un collage di immagini per mostrare visivamente il progetto e lo stile emozionale del futuro spazio. L’ultima fase del processo è la consulenza sugli arredi. Accompagno i miei clienti a scegliere i complementi d’arredo in aziende oppure artigiani, ma anche nei mercatini dell’usato. Questo è il metodo con il quale riesco a creare degli spazi in cui le persone possono innamorarsi e abitare l’ambiente con gioia.

ANGELO MINISCI  (Prof. di Design alla LABA di Firenze) – Sono in accordo con Alessandro. Siamo figure multiple, cerniera tra antichi e ricchi saperi specialistici strutturati, non in antitesi ma come catalizzatore di contenuti e di effetti, fa della nostra professione un sapere di grande potenzialità contemporanea ed efficace, straordinariamente adeguato a costruire relazione tra teoria e prassi, tra possibili e realizzabile.   Costruire relazione, vuol dire essere un facilitatore verso il cliente e il mondo esterno. Interpretiamo sogni e definiamo  scenari dove sia possibile dare delle risposte. Lo studio è un anticamera alla progettazione, perché già in questi spazi se pur professionale si visualizzano il carattere   del progettista…emozionare, far sognare, un a prassi narrativa che possa coinvolgere il cliente…nel finale di scena rimane chiaro che il progetto è del cliente.

Cosa ha significato progettare lo spazio dello studio che è stato selezionato per Best Italian Interior Design Selection by Platform?

ALESSANDRO CORINA – Prima di tutto non me l’aspettavo, ma spesso il coraggio insieme alla determinazione possono fare la differenza. È stata un’esperienza molto importante. Vedere il mio studio accanto ad altri professionisti di altissimo livello come Lissoni Associati, Antonio Citterio & Patricia Viel mi ha restituito una nuova consapevolezza sulle mie capacità e sul mio talento. Ma chi si ferma è perduto, voglio continuare a studiare, le mie aspettative sono alte e ne sono responsabile. Alla LABA e in particolare al Prof. Angelo Minisci posso solo dire grazie per avermi fatto amare questo lavoro.

ANGELO MINISCI (Prof. di Design alla LABA di Firenze) – Sono molto fiero del risultato ottenuto, dimostra il lavoro ben fatto e le riflessioni sviluppate insieme nella tesi di laurea che devo dire è stato un progetto aperto e condiviso. Di certo un elemento qualitativo attraverso il quale il progetto diventa forza, è determinato dal livello di conoscenza che il progettista possiede. La capacità di manipolarne le condizioni e provocare degli effetti. Sostengo sempre che il progettista che conosce sa che cosa osservare, progettare vuol dire per prima cosa esperire l’oggetto e la materia che andrà a manipolare. Conoscere è progettare bene. È indispensabile ridurre la complessità conservando gli elementi che identificano e caratterizzano il problema, trascurando l’irrilevante. Per trascurare l’irrilevante è necessario: conoscere molto bene il fenomeno su cui si progetta allo scopo di individuare l’essenza portante del problema che si intende risolvere; l’altro aspetto e utilizzare un linguaggio di sintesi del fenomeno adeguato a salvaguardare l’essenza del problema. Non è un modello ma certamente un punto di partenza che hanno caratterizzato le riflessioni di Alessandro nella sua tesi e nel suo lavoro futuro. Questo è anche la forza che cerchiamo di costruire all’interno del nostro dipartimento di design. Una visione aperta, continua e globale nel linguaggio.

Alessandro quali sono i progetti futuri?

ALESSANDRO CORINA – Ho appena firmato un contratto con Creative Space, un’importante azienda che produrrà una mia collezione di carte da parati. Inoltre per l’azienda Gobbo Salotti, con la quale ho già collaborato per il progetto divano Evergreen, a settembre uscirà una nuova produzione: il letto Evergreen. Infine, per quanto riguarda la progettazione d’interni si sono appena conclusi i progetti della casa di Marta e Marco, una villa costruita in legno; Chiara e Matteo, un appartamento vintage; Francesco e Greta, una casa contemporanea e giovanile e si stanno per realizzare quelli di Francesco ed Eleonora, Alessandro e Francesca, Melania e Giacomo…

ANGELO MINISCI (Prof. di Design alla LABA di Firenze) – Sono molto contento dei risultati ottenuti e dei nuovi progetti maturati in quest’ultimo anno da Alessandro. Ciò che si può apprezzare e che mi ha sempre interessato, anche nella didattica che porto avanti nel dipartimento di Design della Laba, non è tanto offrire soluzioni ermeticamente concluse nella risposta ad un problema funzionale, ma nell’aver gettato in avanti le basi per un nuovo approccio al tema dell’Interior Design. E questo è tradotto nella casa studio di Alessandro, dove tutta la sua curiosità e trasversalità al tema approda alla definizione di spazi inediti, e dimostrano le potenzialità della collaborazione tra una progettazione fresca e coraggiosa, lontana da soluzioni consolidate, e il mondo delle strategie di marketing esperienziale. Il suo lavoro verso diventa esplorazione di aspettative e nuovi sogni in risposta alla stimolante sfida di ripensare lo spazio domestico e non solo. Complimenti e credo che ci siano altre storie da raccontare…una progettazione aperta.

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