Il noto artista fiorentino Renato Ranaldi ha tenuto un incontro alla LABA sulla ricerca e l’espressione dell’arte. Tanti gli spunti per gli allievi del dipartimento di Arti Visive della LABA. L’intervento, tenuto all’interno del corso del prof. Cresci ha spaziato dalla biografia dell’artista alle esperienze significative che hanno permesso di esprimere il suo talento.
In “Fuoriquadro” in particolare possiamo ritrovare due dei concetti a lui più cari, che ha raccontato con evidente passione: il bilico e la posizione degli oggetti nello spazio.
Con Fuoriquadro, Ranaldi rinuncia all’elemento narrativo dell’immagine e esprime una pittura che altro non è che ciò che si trova sulla superficie del quadro, stabilendo una sua nuova concezione plastica e spaziale. All’origine della concezione spaziale dei fuoriquadro il concetto di “bilico” che pervade tutta l’opera dell’artista, nell’accezione dell’intenzione di «uno stato di rischio in cui porre le cose perché catturino la nostra attenzione».
Nasce nel 1941 a Firenze. Nel corso degli anni Sessanta si lega a molti artisti che gravitano nella città di Firenze, tra i quali Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Adolfo Natalini, Gianni Pettena, Roberto Barni. Sono gli anni dei primi viaggi in Europa (Inghilterra, Francia) e negli Stati Uniti. Con Andrea Granchi e Sandro Chia condivide l’esperienza del Teatro Musicale Integrale (1967-69). Nel 1968 avviene la sua prima esperienza cinematografica con Senilix. Nel 1980 realizza l’Archetipo, “forma delle forme”. Dagli anni Novanta, avviene un’ulteriore trasformazione nella sua produzione plastica attraverso l’utilizzo di laminati di zinco, rame, ottone, sotto forma di superfici o di nastri con piegature ottenute con modalità meccanica. Nel 2006 partecipa alla XII Biennale Internazionale di Scultura a Carrara e presenta l’opera Bilico d’i’ciuho e la berva con i suoi arredi nella mostra Quijotesca, all’Instituto Cervartes di Parigi.