C’è chi continua ad amare l’analogico e chi “sposa” il digitale. Chi si impone di non utilizzare programmi di postproduzione e chi, invece, stravolge completamente i propri scatti ricorrendo a software innovativi. Come ogni vera forma d’arte che si rispetti, anche la fotografia cambia e si evolve. Non è mai uguale a se stessa.
Figlia del tempo e della società, la fotografia esplora la realtà attraverso il filtro dell’immediatezza. Che si opti per il bianco e nero o per i colori, che si scelga di seguire le regole base o di sovvertirle, la sostanza non cambia: l’immagine parla e racconta in modo sincero.
Il linguaggio della fotografia è sempre stato centrale nel descrivere fatti epocali, passaggi storici, mutamenti e grandi crisi. Nel cristallizzare attimi di storia che potessero servire da “memorandum” per le future generazioni. Ne sono esempi tangibili i grandi maestri stranieri, come Robert Capa e Steve McCurry. Il primo, il più famoso fotografo di guerra della storia, talmente temerario da morire su un campo di battaglia mentre scattava. I suoi reportage sui conflitti bellici hanno fatto giro del pianeta: dalla guerra civile spagnola alla seconda guerra mondiale, fino alla prima guerra d’Indocina.
McCurry, fotografo statunitense, è invece un artista poliedrico. Spazia dalla street photography alla fotografia di guerra, fino al ritratto: iconica la sua ragazza afgana dagli occhi di ghiaccio. Altro nome, quello di Gianni Berengo Gardin, documentarista di prima linea: “io non sono un artista, io documento”, dice di sé.
Tra i nomi italiani più conosciuti, Letizia Battaglia: siciliana testarda e testimone di mafia. Suoi i reportage degli anni di piombo, con scatti pieni di sangue e morte.
E se è vero che la fotografia si evolve e si rigenera, ecco i lavori dei giovanissimi italiani Fabio Bucciarelli e Davide Monteleone. Bucciarelli, conosciuto per i suoi focus su conflitti e crisi umanitarie, ha documentato i grandi cambiamenti storici avvenuti in Africa e Medio Oriente dal 2010, tra cui le guerre nei territori occupati dallo Stato islamico in Siria, Libia e Iraq. Monteleone, vincitore di tre World Press Photo, si è dedicato allo studio delle questioni sociali, conflitti e relazioni tra potere e individuo. Forte il suo interesse per le dinamiche dell’area post-sovietica.