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Pittura e Arti Visive LABA: intervista al Coordinatore Fabio Cresci

“Se l’ago della bilancia del mondo è spostato su una parte è segno che dall’altra manca qualcosa. E lì entra in gioco il ruolo dell’artista.”

– Fabio Cresci Coordinatore del corso di Pittura e Arti Visive LABA

 

Che cos’è l’arte per lei in un mondo come quello di oggi?

È una materia umanistica che delle volte coincide e altre volte non coincide con l’esterno, ma anche quando non coincide non è detto che sia qualcosa di sbagliato. È un’offerta, come lo è la poesia. Non c’è l’ufficio per i poeti però i poeti continuano a nascere e ad esserci perché è una necessità dell’essere umano. In questo c’è già una prospettiva, c’è una necessità che va colmata. Noi nutriamo il nostro corpo tre volte al giorno e non ci stanchiamo, ma anche qualcos’altro lo tiene in vita: lo spirito, e anche questo va nutrito, è una responsabilità. L’etimologia della parola (spirito) rimanda a qualcosa che ha a che fare con il respiro, il vento, cose che non vediamo ma che creano degli effetti visibili. L’arte si è sempre incontrata con questo, con il mettere l’attenzione sulle cause.

 

Quale deve essere il fine con il quale un allievo si avvicina a un percorso come quello di Pittura e Arti Visive di LABA?

Nella società sembra che sia cambiato tutto ma non è cambiato nulla. Le domande fondamentali riguardano sempre lo scopo della vita. Prima di tutto si sceglie l’arte per questo. È importante tenere presente questo punto altrimenti si rischia di andare fuori argomento. Se hai una necessità di esprimerti puoi usare ogni mezzo. Al terzo anno ci si concentra sulla parte concettuale che non è l’idea che ti viene a tavolino e ti prende il panico se non ce l’hai. Avere un concetto chiaro riguarda ciò che si intende fare all’inizio, ciò che si comprende durante il processo creativo e ciò che si conclude alla fine per mezzo dell’osservazione non per forza coincide con quello che volevi fare all’inizio. Gli studenti, per raggiungere lo scopo, usano il pennello se serve il pennello, usano il video se serve il video, così come le foto, ma questo non fa di loro dei professionisti. Siamo aperti a usare qualsiasi tecnica, naturalmente se è una necessità, a seconda di quello che uno ha da dire. Il fine non è quello di diventare dei professionisti, ma quello di comprendere un po’ meglio la vita. Tu fai una ricerca e la continui finché la sperimenti. Non servono solo capacità ma principalmente qualità intrinseche.

 

Gli studenti ogni anno portano sempre qualcosa di nuovo?

Esiste veramente qualcosa di cui tu possa dire: “Vedi questo è nuovo.”? Non c’è nulla di nuovo. Semmai qui si tratta di un’opera di riordinamento, di riconnessione.

 

Secondo lei qual è il ruolo degli artisti nel mondo?

Per me l’arte è articolare, ordinare. Tutto è da articolare e da ordinare a partire principalmente da noi stessi. Quando sei tra te e te, se sei sincero, ti rendi conto che ciò che ti offre questo stato di cose non ha molto senso. Un artista offre una visione. Non siamo tanto abituati a ritrovarsi nella condizione di offrire qualcosa. Preferiamo tentare di avere tutto abbastanza velocemente, ma l’umanità geme, soffre. Se l’ago della bilancia del mondo è spostato su una parte è segno che dall’altra manca qualcosa. E lì entra in gioco il ruolo dell’artista.

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