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Graphic Design LABA: intervista al coordinatore Maurizio Di Lella

“La creatività ce l’hanno tutti ma bisogna solo avere la pazienza per tirarla fuori”

– Maurizio Di Lella – Coordinatore del Corso di Graphic Design LABA

Quali opportunità lavorative offre il percorso di Graphic Design & Multimedia LABA nella vastità del mercato del lavoro?

Intanto il Graphic Design è una disciplina che si è evoluta tantissimo da quando il Bauhaus ne ha gettato le fondamenta. Con l’avvento del digitale si sono integrate anche le discipline multimediali quindi si arriva a parlare di una materia che offre opportunità nell’ambito dell’editoria, del packaging, del digital video, dell’advertising, del brand design. È un indirizzo che di per sé offre molte possibilità essendo la comunicazione inevitabile per tutte le imprese. A tal proposito le chance sono tante: il social media marketing è una nuova opportunità che riguarda anche il graphic design, perché dove c’è il marketing solitamente c’è bisogno di qualcuno che possa organizzare visivamente i contenuti. Le possibilità che il graphic design offre sono tutte branche che prese singolarmente e verticalizzandole sono dei mondi a sé stanti, su cui uno può basare la propria carriera. Quindi rispetto a tanti altri percorsi, a mio avviso, è una disciplina che offre tantissime opportunità.

 

Il corso di laurea triennale in Graphic Design & Multimedia riesce quindi a dare una visione d’insieme per poi offrire la possibilità agli studenti di specializzarsi in uno di questi campi?

La LABA offre un percorso di laurea triennale, il cui approccio è strutturato in modo da dare una conoscenza di base sulla disciplina molto ampia per poi approfondire con le lauree magistrali e infine poter mettere la ciliegina sulla torta con un buon master, dove si può decidere di toccare un argomento specifico con dei ritmi progettuali reali e con altissimi livelli di specializzazione per differenziarsi ancora di più sul mercato.

 

Quanto è importante studiare in un ambiente accademico di questo tipo piuttosto che cercare un tutorial e utilizzare i software da autodidatta?

Credo che i tutorial siano un monologo, perché se hai l’interfaccia del programma sistemata in un modo diverso dal video che stai guardando non puoi chiedere aiuto istantaneo. I tutorial sono strumenti che sicuramente aiutano, ma non così immediati come potrebbe essere avere davanti un docente che può dare risposte alle tue domande e occasioni di approfondimento.
Per quanto riguarda i software ci sono almeno due punti di vista: il punto di vista tecnico e il punto di vista non tecnico. Quello tecnico è più operativo, l’altro più progettuale. Il software è uno strumento importante perché nell’ambito della nostra professione ci sono dei momenti in cui è fondamentale essere in grado di usarlo e può determinare la qualità del progetto, però saperlo utilizzare è un aspetto operativo. Quello che conta è l’idea, quello che noi vendiamo alla fine: la capacità di saper risolvere un problema da un punto di vista progettuale.
Potrei essere un bravissimo utilizzatore di software, ma se non ho delle idee rimango solamente un operatore, mentre se so lavorarci su sono un progettista, poi il software è quello con cui posso eseguirle. È ovvio che la combinazione tra questi due elementi può fare la differenza perché rende autonomo il progettista da altre professionalità. Personalmente mi sento più legato a ciò che riguarda l’ideazione, ad avere buone idee, poi lo strumento lo si trova.

 

Quali sono i consigli più preziosi che di solito offre ai suoi studenti?

Ai miei allievi dico sempre che avere delle buone idee e cercare di concentrarsi su di esse è la cosa più importante. Poi dico di dedicare tempo allo studio, di cercare di allargare le conoscenze rispetto a quelle che insegna la scuola, che è un tempo limitato. L’altro aspetto importante è quello del cercare di creare dei contatti e di mantenerli, contatti tra gli studenti, con l’Accademia, mettendo in essere proficui scambi di idee, cercare di tessere delle reti tramite cui poi arriva il lavoro. È importante anche fare esperienze formative e di lavoro all’estero per confrontarsi con altre realtà culturali e non smettere mai di allargare le proprie conoscenze. Per me l’aspetto tecnico è solo secondario. Le idee nascono nella testa, non nella mano, la mano le esegue. La tecnica se non stai attento potrebbe diventare una gabbia. Uno dei metodi per avere idee nuove e diverse è provare a cambiare il punto di vista. Si parte dall’idea per poter colpire, per fare qualcosa di diverso dal resto. Un tutorial che ti insegna come avere delle idee non esiste.

 

Cosa ritiene di aver imparato dai suoi studenti?

Dai miei studenti credo di aver imparato intanto la didattica, che non ho imparato da nessun corso come dagli studenti. Anche questo è un aspetto importante: un conto è avere delle conoscenze, un conto è saperle trasmettere. Poi ho imparato a capire che ognuno ha i suoi tempi, la creatività ce l’hanno tutti ma bisogna solo avere la pazienza per tirarla fuori; che l’errore non esiste, è solo un punto di passaggio, è solo una tappa, non è la fine. Ho imparato che lo studente ha diritto a sentirsi spiegare la stessa cosa fino a che non la capisce e il docente ha l’obbligo di spiegargliela e quello di accertarsi che l’abbia capita veramente.

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