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Interior Design LABA: intervista al Coordinatore del corso Giuseppe Giusto

“Il diffondere sapere è la motivazione per cui siamo qui a fare il lavoro di docenti”

– Giuseppe Giusto, Coordinatore del corso di Interior Design LABA

Come descriverebbe in breve il Biennio di Interior Design LABA?

Oggi si cercano sempre nuove tendenze. Si cerca sempre di orientarle verso un design a tutto campo. Il design è un qualcosa che ruota a 360°. Nell’interior ci sta anche il prodotto. Oggi credo che se ci guardiamo intorno, tutto può essere ricondotto al design: dalla penna che prendiamo in mano, all’orologio, allo spazio che ci circonda, agli oggetti e ai complementi d’arredo. A mio avviso tutto è design. Di conseguenza c’è un interesse sempre più forte, sempre più capillare su questo tipo di disciplina. Le facoltà che si occupano di questo tipo di indirizzi, credo, abbiano un grande terreno fertile e se ciò è vero è chiaro che gli interessi dei giovani per questo mondo sono assolutamente significativi.

 

Qual è l’emozione più bella che può provare un professore nel rapporto con gli studenti?

Quella di riuscire a creare un legame al di là del rapporto accademico. È bellissimo per me, che ho una certa età a questo punto, sentirsi chiamare dopo tanti anni dalla fine del percorso universitario, dagli studenti e sentirsi raccontare il loro lavoro in determinate aziende, in settori specifici e che quello che tu gli hai trasmesso è servito. Siamo contenti di quello che facciamo perché i ragazzi riescono sempre a trovare sempre più sbocchi: il diffondere sapere è la motivazione per cui siamo qui a fare il lavoro di docenti.

 

Che consiglio vorrebbe dare a un allievo che vuole approcciarsi a questo mondo?

L’esortazione che faccio agli studenti, è quella di interessarsi allo spazio che ci circonda, non soltanto in termini di percezione, ma in termini di emozione.
La capacità di un grande interior designer è quella di creare situazioni che emozionino, che raccontino delle storie e che narrino delle situazioni. Per fare bene questo mestiere bisogna essere pronti a capire che la differenza tra un arredatore ed un Interior Designer, che ha fatto questo percorso di studi, è il saper dare un significato culturale al progetto che fa, quindi saper emozionare, saper dare delle percezioni di straordinarietà a coloro che vivono lo spazio progettato.

 

Ritiene che tra professori e studenti ci sia un rapporto basato sul dare-avere?

Assolutamente sì, non in termini di sapere, perché è chiaro che maggiore è la forbice generazionale, maggiore è la quantità di sapere che noi accumuliamo rispetto agli studenti. Io credo che il dare degli studenti stia in termini di atteggiamenti innovativi, generazionalmente diversi dai nostri che ci consentono di “aggiornarci” su quello che è il mondo della comunicazione e soprattutto di percepire la cosiddetta freschezza di idee che noi più vecchi a volte non riusciamo a vedere proprio perché siamo un po’ costretti in una visione datata. I giovani hanno, almeno per me, questa capacità di andare oltre, di saper leggere anche ciò che io per cultura non sarei portato a fare. Assolutamente positivo il rapporto con i ragazzi.

 

Al giorno d’oggi è importante intraprendere un percorso di studi in questo ambito?

Sì. Al di là delle carte e del mondo burocratico e normativo, nel quale non mi addentro perché sarebbe un capitolo lunghissimo e assolutamente difficile, voglio affrontare il discorso dal punto di vista accademico: è il percorso che ti fa acquisire, al di là dei titoli che ti rilascia, le informazioni culturali e di approccio e che fa quella differenza tra chi ha fatto questo percorso e chi invece non lo ha intrapreso. Oggi ci sono tanti ragazzi che lavorano in negozi di arredamento. Faccio sempre questa differenza con i miei studenti di Design: una cosa è andare a farsi configurare una cucina da un negoziante, un rivenditore, dove c’è un dipendente che è li a comporla prendendo dai cataloghi i vari componenti appetibili per il cliente. Un’altra cosa è, invece, saper progettare questi elementi che costituiscono lo spazio. Qui sta la differenza: il primo mutua degli oggetti e li colloca, l’altro invece è uno che oltre a saper fare ciò, progettare e dare significati, dare senso agli oggetti che ha in mente.

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