Oggi l’installazione della collettiva che affronta il tema della lontananza
DA CASA E DEL VIAGGIO NEL MONDO
Appuntamento alle 18 in via dei Macci 115r, negli spazi espositivi di “1 mq di superficie d’arte”: l’opera è il risultato finale del seminario “Mixed Media” e resterà visibile fino al 31 maggio. In mostra, oggetti della vita degli studenti che rappresentano il senso di riparo e protezione: uno zaino, alcune foto, un quaderno e la terra del luogo d’origine.
Uno zaino, una coperta per scaldarsi, il cotone per curare le ferite. E poi cibo, un libro, un po’ di terra prelevata dal luogo d’origine, una frase d’incoraggiamento accompagnata da alcune foto, una voce diffusa, un quaderno per scrivere pensieri e sensazioni. Sono gli oggetti personali scelti da 7 studenti della Laba di Firenze per l’installazione “Kit di sopravvivenza”: l’opera collettiva realizzata al termine del seminario Mixed Media che oggi, martedì 15 maggio, alle 18, sarà presentata ufficialmente alla città. Il lavoro resterà esposto fino al prossimo 31 maggio negli spazi di via dei Macci 115r, a Firenze (conosciuti anche con il nome di “1 mq di superficie d’arte”). A firmarlo sono Sumina Azzi, Ida Barbati, Liu Bing Chen, Ece Nisan Duzgun, Jomay Chungmei Fairbairn, Marta Galli e Anna Sofia Poloz.
Il seminario – tenuto in Accademia dai docenti Fabio Cresci e Matteo Innocenti – ha coinvolto gli studenti in una riflessione creativa attorno al tema della partenza. “Che cosa sceglieremmo e porteremmo con noi, una volta in viaggio, per ricordare la nostra casa? Per non sentirci stranieri rispetto al mondo?”: sono queste le domande a cui hanno cercato di rispondere gli allievi, sfruttando le potenzialità espressive dei diversi materiali impiegati e interpretando lo spazio espositivo non come ambiente neutro ma come vero e proprio “luogo da abitare”.
“1mq di superficie d’arte” è una vetrina affacciata su una zona caratteristica e vivace del centro fiorentino, di proprietà di un’agenzia immobiliare e da tempo utilizzata per attività espositive. In questo contesto è quindi nata l’idea di riferirsi alla casa, a ciò che la casa rappresenta per ogni essere umano. “Emerge con forza il senso del riparo e della protezione rispetto a una quotidianità che invece affrontiamo all’esterno e spesso da soli: insomma – spiegano i docenti – il nostro vivere che, con un processo di traslazione, potremmo definire il nostro sopravvivere. L’installazione è quindi un ‘kit’ di oggetti, emozioni e sensazioni da portare con sé per avere tutto l’occorrente al corpo e alla mente”.