Tutte le più grandi innovazioni tecniche e tecnologiche sono state sviluppate per rispondere ad esigenze emerse in ambito scientifico: è così che, ad esempio, è nato Internet, ed è così che, allo stesso modo, è nata anche la fotografia digitale. La necessità di trasmissione a lunghissima distanza di immagini riprese da satelliti artificiali e dalle missioni spaziali è stata l’esigenza che ha dato vita alla fotografia digitale.
Dalla prima fotografia della storia, che fu scattata nel 1826 da Nicéphore Niépce (con un tempo di esposizione di 8 ore!), molte cose sono cambiate e, ovviamente, la tecnologia è andata di pari passo con la volontà di creare foto sempre più di qualità.
Dalla pellicola alla fotografia digitale
La grande maggioranza delle fotografie con le quali veniamo quotidianamente in contatto sul web, sono il frutto della fotografia digitale, che sia per mezzo di fotocamere digitali o smartphone. La fotografia non è più soltanto appannaggio di pochi, esperti ed appassionati, ma è oggi alla portata di tutti, grazie ad una “democratizzazione” della tecnologia, che ha reso gli strumenti adatti a tutte le tasche.
Nel 1975 un ricercatore della Kodak, Steven Sasson, inizia a lavorare ad un’invenzione rivoluzionaria: la prima fotocamera digitale, che aveva l’ambizione di superare la pellicola, dando vita ad una nuova macchina fotografica che potesse digitalizzare le immagini appena scattate. Il primo prototipo di fotocamera digitale era in grado di riprodurre un’immagine ad una risoluzione di 0,01 megapixel e i dati erano registrati in una cassetta. Sasson lavorò sulla tecnologia CCD (Charged Coupled Device) che consisteva in un sensore in grado di catturare la luce in due dimensioni, trasformandola in segnale elettrico. Da lì il passo di digitalizzare le immagini, trasformando gli impulsi elettrici in segnale binario, fu breve.
Nel 1978 venne depositato il brevetto, ma ci vollero ancora alcuni anni di studi e ricerche affinché la qualità dell’immagine divenisse abbastanza di qualità da permettere alle macchine fotografiche digitali di essere commercializzate.
Fa strano pensare che la prima macchina digitale uscita sul mercato nel 1981 fu la Sony Mavica FD5 che utilizzava, come supporto di memoria un floppy disk. Le immagini prodotte avevano una risoluzione di 570 × 490 pixels e, ancora, alcune delle funzionalità che oggi diamo per scontate, non lo sono state per lungo tempo, come ad esempio la possibilità di vedere le immagini scattate direttamente sul display della macchina.
La fotografia digitale: le tappe fondamentali
Nella storia della fotografia digitale, così come è accaduto per ogni evoluzione della tecnica, le resistenze all’innovazione furono molto forti. Chi proprio non accettava l’ingresso in commercio delle nuove macchine fotografiche digitali furono i proprio i fotografi professionisti, che si sentivano “minacciati” dalla nuova tecnologia. L’avvento della fotografia digitale si pensava potesse incidere negativamente sull’importanza del lavoro del fotografo e, in particolare, sull’originalità degli scatti, poiché le immagini in digitale potevano essere molto più facilmente ritoccate. Quando fu chiaro che l’espressività del fotografo aumentava in relazione alla qualità degli obiettivi e ai software di post-produzione, lo scetticismo iniziale cedette il passo all’entusiasmo per una tecnologia che in realtà aumentava esponenzialmente le potenzialità creative.
E’ del 1987 la prima versione del software Photoshop, che allora si chiamava Display, e che era semplicemente in grado di leggere immagini in bianco e nero su schermo in scala di grigi. Nel 1990 Display incontra Adobe e nasce la versione 1.0 di Adobe Photoshop, che rivoluzionò il concetto stesso del fotoritocco, grazie ad un’interfaccia usabile da tutti.
Parallelamente, migliorano anche le caratteristiche tecniche delle macchine fotografiche digitali: con il passare del tempo aumentarono e nacquero gli apparecchi reflex digitali, con cui era possibile agire su tempi e diaframmi. Nel 1991 viene introdotta dalla Kodak la prima reflex digitale, la DCS-100, destinata principalmente al fotogiornalismo. Questa macchina era dotata di un’unità di memorizzazione separata (DSU: Digital Storage Unit), che consentiva di immagazzinare e visualizzare le immagini appena scattate.
Nel 2003 con la Canon 300D il sistema Reflex digitale diventa più accessibile per tutti scendendo sotto i 1.000 euro.