“Laddove tutti gli atti ci portano a sfidare la curiosità e ci spingono sempre ad andare avanti senza guardarci indietro e ci portano a diventare quasi voraci di informazioni quella è una passione”
– Massimiliano Lisi, Coordinatore del Corso di Fotografia di LABA
Come descriverebbe il Dipartimento di Fotografia?
Come ogni dipartimento nella realtà della nostra Accademia è formato da tante materie, ma soprattutto da aspetti della fotografia che viaggiano a 360°, quindi con corsi sia pratici che teorici. Diamo la possibilità di poter conoscere e studiare fotografi più o meno affermati e forniamo ad ogni studente la possibilità di conoscersi e mettersi alla prova. Il ragazzo nel nostro dipartimento viene immerso in quello che è il mondo della fotografia dal punto di vista tecnico-pratico, ma anche dal punto di vista della comunicazione. Ogni studente realizza un proprio percorso che affinerà nei tre anni. Nel primo, per quando i livelli possano essere diversi per ognuno, riceveranno gli strumenti per prepararsi didatticamente a comunicare un proprio messaggio. Noi abbiamo ragazzi che sono più vicini alla fotografia di moda o di reportage, fotografia di Still life o fotografia documentaristica, ognuno intraprende un percorso diverso. Quello che noi offriamo sono strumenti.
Agli Open Day, ovvero quando incontro ragazzi che non sanno ancora quale sarà il loro percorso, dico sempre che la nostra Accademia, come tutte le altre, arriva al 50%, la restante parte deve mettercela il singolo studente, quindi noi diamo degli strumenti, poi il singolo deve farli suoi per poterli sfruttare e quindi seguire la propria passione.
Cosa vorrebbe trasmettere come professore ai suoi studenti?
Premetto che insegnare per me non significa solo viaggiare in un’unica direzione, ovvero io che offro una nozione, ma vuol dire aprire un dibattito con l’allievo, nel senso che comunque io come insegnante voglio e devo ricevere un feedback da ogni ragazzo. Il singolo studente realizza un proprio percorso e nel frattempo spero che riesca ad incentivare anche me a dargli una mano. L’insegnamento è un dare e avere, questo per me deve essere assoluto e universale, per tutti gli insegnamenti, la cosa migliore sarebbe, appunto, creare un dialogo bilaterale. Noi cerchiamo di aprire il vaso di Pandora interno ad ognuno di noi e fare in modo che ogni ragazzo trovi la propria strada, la propria passione. Noi cerchiamo di aiutarli a farlo dando loro gli strumenti per affinare un lessico e una capacità di comunicare, che sia per una fotografia commerciale o, appunto, artistica e autoriale. In questo speriamo ovviamente di dare più strumenti possibili.
Cosa la entusiasma di più del clima accademico?
Il clima accademico parte dallo scambio tra professori e studenti, che poi si riflette anche in quello che succede all’interno dell’Accademia, è lo scambio interdisciplinare che ci può essere tra gli allievi: per esempio ragazzi di Fotografia che lavorano parallelamente a quelli di Grafica e si uniscono per progetti comuni, che possano in qualche maniera costruire un dibattito ancora più vasto senza limitarsi in una didattica a chiusura stagna.
Per la pubblicazione di un libro fotografico c’è bisogno dello stampatore, del grafico e di tante competenze che giustamente nel singolo dipartimento non possono essere raggiunte. Il clima accademico è efficace e si arricchisce quando avvengono queste interazioni. Noi abbiamo sempre un forte collegamento con gli studenti di Grafica: con i ragazzi di Fashion e con gli allievi di Pittura. Io insegno anche fotografia per i ragazzi di Pittura e, fino a tre anni fa, anche agli studenti di Grafica, la cosa stimolante era dare degli strumenti ad ogni singolo indirizzo che potessero sfruttare, per esempio agli studenti di Grafica insegnavo la ripresa di un oggetto su sfondo bianco per limitare la necessità dello scontorno vero e proprio, il bianco ottico, oppure ai ragazzi di Pittura insegnavo a fotografare una propria tela in maniera che lo schema di illuminazione portasse in evidenza la matericità di un tratto pittorico. Volevo dare le conoscenze fotografiche a chi in altri ambiti potesse sfruttarli per esaltare le loro competenze.
Cosa la motiva maggiormente all’interno dell’accademia?
Quella dell’insegnante, soprattutto in Accademia, è una formazione continua, le provocazioni e le idee che arrivano dagli studenti, magari in maniera acerba, perché c’è l’idea di rottura che non è ancora supportata, come è normale che sia, da esperienze e da anni di professione, motivano molto anche l’insegnante. Io, che parallelamente all’insegnamento ancora pratico la libera professione, porto nel mio lavoro magari delle idee di qualche ragazzo che nel momento in cui me le espone possono risultare ancora grezze, ma magari con il mio apporto può sicuramente formarsi qualcosa di fattibile, lo vedo come uno scambio a 360° tra l’insegnante e l’allievo.